DALLE PAROLE AI FATTI – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza: dichiarazione di intenti e prospettive per la mediazione

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È notizia di questi giorni la trasmissione dal Governo al Parlamento dell’atteso testo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), di cui il Premier ha annunciato la consegna al vaglio della Commissione Europea entro il 30 aprile 2021.

Il piano, che si inserisce nella più ampia cornice del programma Next Generation EU (NGEU) – il significativo pacchetto di investimenti destinati agli Stati Membri in risposta alla crisi generata dalla pandemia – contiene, accanto a una sintetica disamina dell’attuale situazione economico-civile del paese, un ambizioso e dettagliato ordine di interventi da avviare entro il 2026 per risollevare l’Italia dalla crisi.

Gli interventi saranno operativi lungo i 6 assi principali delle tracciati delle “Missioni” individuate dal documento:

Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura;  Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile;  Istruzione e ricerca;  Inclusione e coesione;  Salute.

Ed è proprio nell’ambito della prima missione che si inscrive il quadro più specifico delle riforme di contesto individuate dal governo: pubblica amministrazione, giustizia, semplificazione della legislazione e promozione della concorrenza.

L’obiettivo dichiarato è quello di una marcata sburocratizzazione, finalizzata a ridurre e razionalizzare i costi e i tempi dell’azione amministrativa e giudiziaria, gravanti su imprese e cittadini.

Nel documento è a tal fine ribadita la necessità di affrontare i nodi strutturali del processo civile e penale: Riorganizzazione degli uffici, potenziamento delle ADR e semplificazione del processo, implementazione definitiva del processo telematico.

Oltre alle solite dichiarazioni di principio, tese a rimarcare l’essenzialità delle ADR quale strumento per la garanzia di una maggiore efficienza della giustizia civile e penale (con qualche apertura verso l’implementazione delle metodologie di Riparative Justice), intesa nei termini di un “contenimento” del contenzioso giudiziale attraverso il ricorso a meccanismi preventivi e consensuali di risoluzione delle controversie, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza dedica una menzione specifica e programmatica agli aspetti cui sarà diretta l’azione pratica di riforma, chiarendone altresì le modalità di attuazione (pg 65 PNRR)

“L’obiettivo  principale  di  tale  riforma  è  sostenere  una  più  ampia  diffusione  degli strumenti  alternativi  al  processo  per  la  risoluzione  delle  controversie. 

In  particolare  si intende:

  • rafforzare le garanzie di imparzialità, per quello che concerne l’arbitrato;
  • estendere l’ambito di applicazione della negoziazione assistita;
  • garantire una migliore e più estesa applicabilità dell’istituto della mediazione.”

Ed è proprio all’Istituto della mediazione, che viene diretta una particolare attenzione:

“ …Infine, una  particolare  attenzione  è  dedicata  all’area  della  mediazione  attraverso interventi che si collocano su più piani.

Si introducono incentivi economici e fiscali, oltre a misure di favore, per le parti sulle spese giudiziali per la mediazione.

Si approfondisce l’ambito  di  applicazione  della  mediazione,  e  si  verifica,  in  particolare,  se  sia  possibile estenderne la portata in ulteriori settori non precedentemente ricompresi nell’ambito di operatività. 

Si  approfondisce  il  rapporto  tra  mediazione  e  giudizio, per  valorizzare,  ad esempio, una più compiuta interrelazione grazie a uno sviluppo della mediazione delegata dal giudice (o endoprocessuale)…”

Maggiori incentivi fiscali, Nuovi campi di operatività per la mediazione obbligatoria. Valorizzazione del ricorso alla mediazione demandata.

Potenziamento dell’istituto, dunque, ma in che tempi?

“Si stima che le leggi delega possano essere adottate entro settembre 2021 e che i decreti attuativi possano essere approvati entro settembre 2022.”

Dopo i numerosi intoppi che ne hanno segnato la storia e la diffusione, l’istituto potrebbe dunque davvero trovarsi agli albori di una nuova “epoca d’oro”, ammesso che i fondi stanziati dal programma a copertura delle riforme promesse vengano nei fatti ad esse destinate.

Come giustamente recita un vecchio motto, ora è il momento in cui “Facta, non verba!”

Dopo tante, incoraggianti premesse, attendiamo possano seguire altrettanto incoraggianti passi.

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